Un po’ come il Museo nazionale delle Belle Arti di Algeri, che quasi non aveva opere di artisti algerini, la maggior parte dei musei non ha opere di artiste donne… persino oggi!
Nel 2021, in Francia, le opere d’arte realizzate da donne all’interno delle collezioni dei musei rappresentavano solo il 4% del totale.
E nel 2012, il gruppo attivista Guerrilla Girls denunciò che nella sezione dedicata all’arte moderna e contemporanea del MoMA di New York, le artiste donne rappresentavano una percentuale inferiore al 4%, mentre i nudi femminili ben il 76%.
Perché una percentuale così alta di nudi femminili? Beh, per moltissimo tempo gli artisti uomini (per i quali era più facile diventare artisti professionisti rispetto alle donne) realizzavano opere per mecenati uomini. E i gusti di questi mecenati si orientavano maggiormente verso soggetti femminili raffigurati con un tocco di erotismo.
Le collezioni dei musei includono poche opere di artiste donne, ma molte opere che raffigurano le donne.
In effetti, sono state poco studiate nel corso dei decenni, poiché tutta l’attenzione era concentrata sui “grandi uomini”!
Oggi, però, siamo alla ricerca delle loro tracce nella storia. Per quanto scarse, queste tracce ci rivelano:
Oggi, gli storici stanno lavorando per scoprire e scrivere la storia delle donne.
Anche quando si esce di casa, è possibile nascondersi… sotto i vestiti! Le norme di abbigliamento possono essere influenzate dalle aspettative sociali, che hanno un impatto particolare sulle donne. Ad esempio, nel corso della storia, molte culture ritenevano necessario coprire alcune parti del corpo, come la testa. Esistono vari motivi e significati associati a questa pratica. Generalmente, il velo è visto come un simbolo di modestia, riservatezza e privacy. Questo accade ad esempio:
In numerose culture, si raccomanda anche di coprire le gambe. Nella Francia del XVIII secolo, ad esempio, mostrare le caviglie era considerato sconveniente.
I dipinti che raffigurano le caviglie delle giovani donne, come quelli di Boucher, erano considerati… erotici!
Naturalmente, le norme che riguardano l’abbigliamento femminile sono il risultato di contesti ed epoche specifici; evolvono e variano a seconda della cultura, del periodo storico e delle singole persone.
In molte culture, le norme sull’abbigliamento riflettono le aspettative culturali nei confronti delle donne.
Le opere d’arte occidentali che raffigurano le donne all’interno degli harem sono fortemente influenzate dall’Orientalismo.
Il termine Orientalismo si riferisce a quelle opere dell’arte occidentale che spesso rappresentavano l’Oriente in modo esotizzante e non aderente alla realtà.
Queste opere d’arte sono spesso di natura erotica, poiché mostrano donne nude in pose sensuali o adornate con gioielli d’oro, in ambienti riccamente arredati. Molte di queste rappresentazioni erano puramente frutto dell’immaginazione dell’artista.
Questo stile artistico si era particolarmente diffuso nel XIX secolo, a seguito dell’espansione degli imperi europei e del dominio coloniale. Pur essendo molto apprezzato dai mecenati affascinati dall’esotico, non rappresentava correttamente le diverse realtà degli harem nel Mediterraneo.
Spesso, gli artisti occidentali rappresentavano gli harem in una prospettiva orientalista, ovvero raffiguravano lo spazio e le donne al loro interno in modo esotizzante e non aderente alla realtà.
Gli harem sono un altro esempio della segregazione dello spazio basata sul genere. Un harem era, soprattutto, uno spazio privato dedicato alla vita comunitaria di mogli, concubine e schiave.
La natura e il livello delle restrizioni all’interno degli harem variavano notevolmente in base alla cultura e al contesto storico. Questi luoghi erano presenti in tutto il Mediterraneo, presso culture e credenze religiose diverse.
Nel più famoso di tutti, quello del Sultano dell’Impero Ottomano, le donne godevano di un ruolo privilegiato. Alcune di loro tenevano persino le redini del governo!
La serie TV “Il secolo magnifico” racconta la storia della sultana Kösem, una donna schiava all’interno dell’harem che nel XVII secolo arrivò a governare l’Impero ottomano per conto dei suoi figli.
Gli harem tradizionali hanno subito un declino a partire dal XIX secolo, e nella maggior parte dei paesi sono vietati dalla legge.
A volte, gli harem erano delimitati dalle mashrabiyya.
Oltre a regolare la luce e il flusso d’aria, tra le altre cose, queste grate finemente realizzate permettevano alle donne di guardare fuori senza essere viste.
Spesso le donne sono state confinate all’interno dello spazio domestico, come dimostra l’esempio degli harem.
L’idea che le donne debbano rimanere in casa e gli uomini siano destinati agli spazi pubblici appare spesso negli scritti degli autori greci antichi. Menandro scrisse persino che “Le donne oneste dovrebbero rimanere in casa; la strada è per le donne da nulla (prostitute)”.
Fortunatamente, nell’antica Grecia le donne erano libere di muoversi, nonostante Menandro desiderasse il contrario. Tuttavia, nelle riunioni pubbliche e nelle assemblee politiche, godevano di meno diritti rispetto agli uomini.
In effetti, in diverse culture e in diversi periodi storici, le donne hanno spesso subito limitazioni nell’accesso agli spazi pubblici.
Nell’antica Roma, ad esempio, le donne potevano assistere ai giochi del Foro, ma generalmente dovevano sedersi in fondo all’anfiteatro, insieme ai bambini e agli schiavi.
In diverse culture e in diversi momenti storici, le donne hanno subito limitazioni nell’accesso allo spazio pubblico.
Le opere d’arte sono la prova che la società è in continua evoluzione…
Sulle pareti dei musei, infatti, non è insolito vedere uomini adornati di gioielli o donne con i pantaloni.
Gli stereotipi, tuttavia, sono duri a morire e possono portarci a commettere gravi errori.
Se degli archeologi trovassero dei gioielli in una tomba, ad esempio, dovrebbero dedurre che la tomba appartiene a una donna? Come abbiamo appena visto, non è così semplice!
Per raccontare la storia, è necessario conoscere l’evoluzione delle norme relative alla femminilità.
Quando si tratta dell’aspetto esteriore, le norme sociali si evolvono a seconda del periodo storico e della cultura.
Gli stili considerati “maschili” o “femminili” possono invertirsi ed evolversi nel tempo e da una cultura all’altra.
Dai un’occhiata a queste immagini. Come vedi, sia l’uomo che la donna indossano il trucco e hanno le sopracciglia modellate. La statua maschile ha i capelli lunghi.
In effetti, la cura del corpo e il trucco non sono solo prerogativa delle donne.
Nel XVI secolo, nel mondo arabo, gli uomini usavano delle gomme vegetali per rimuovere i peli. In Occidente, invece, i peli erano un segno di forza e virilità, di conseguenza la depilazione era riservata alle donne.
Scopri alcuni articoli da toeletta che nell’area mediterranea potevano essere utilizzati sia da donne che da uomini.
Le norme legate al genere variano da una cultura all’altra e si evolvono nel tempo. La cura del corpo e il trucco non sono mai stati esclusivamente femminili.
In passato, non sempre le donne cercavano di compiacere gli altri…
Ed esiste un termine per screditarle: “virago” (dal latino “vir”, che significa uomo).
Una virago è una donna le cui qualità sono considerate tipicamente maschili dalla società, ad esempio la forza e il coraggio.
Nella mitologia greca, ad esempio, le Amazzoni portano le armi e combattono. Ma queste donne guerriere venivano sminuite per le loro doti di combattimento. Nelle opere degli autori antichi, simboleggiano il caos. La loro morte, quindi, ripristinerebbe l’ordine e l’armonia.
C’è molta strada da fare prima che il ruolo storico delle donne venga liberato dagli stereotipi; ma se non altro, le Amazzoni sono diventate le eroine del grande schermo!
Ciò che viene considerato “maschile” o “femminile” è un costrutto sociale. Nonostante gli stereotipi di genere, nel corso della storia le donne hanno sempre dimostrato forza e coraggio.
Cleopatra non è stata l’unica donna a regnare sull’Egitto. La prima donna faraone sarebbe stata Neferusobek.
Nonostante sia molto deteriorata, la sua statua ci offre qualche indizio su come la regina avesse scelto di essere rappresentata.
Ecco che cosa indossa:
Adottando simboli precedentemente riservati agli uomini, Neferusobek voleva dimostrare di essere una loro pari.
La prima donna faraone, Neferusobek, indossava abiti e simboli maschili e femminili per legittimare il proprio potere.
"*" indica i campi obbligatori
Registrati per accedere a tutti i contenuti offerti e salvare il tuo progresso.
La registrazione è semplice e gratuita!